Dal 12 dicembre 2013 al 7 gennaio 2014
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traveler V. Peralta
badwater basin, Death Valley |
Lo considero il ‘principe’ dei miei viaggi, il più importante ed extraeuropeo, in
cui ho visto da vicino una parte del Nuovo Mondo che ancora oggi continua a
essere sinonimo di creatività, di tecnologia e di futuro, uno stimolo, insomma,
per tutto il mondo contemporaneo.
Il viaggio è stato memorabile e al ritorno ho voluto trasformarlo in una
specie di racconto dell’esperienza vissuta, mettendo insieme informazioni,
ricordi e immagini, spero per questo di raccontarvi qualcosa di interessante e
di coinvolgente.
Ancora oggi, a poco più di un anno dal mio
viaggio in California, il primo intercontinentale, mi chiedo qual è stata
l’immagine della California che mi è rimasta più impressa. Credo di poter dire che è quella che corrisponde ad una grandiosa sequoia gigante.
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chioma di sequoia gigante
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Mentre ero in volo
da Parigi verso Los Angeles mi tornavano in mente le note dei Dik Dik “Ti sogno
California e un giorno io verrò” di tanti anni fa. Qualcuno se la ricorda?
Per noi europei
la California incarna il fascino di una terra fertile in tutti i sensi (senza tener conto degli ultimi disastri come gli incendi e la siccità), dove è facile raggiungere il successo e la ricchezza. Le immagini più rappresentative sono quelle dei film hollywoodiani e delle serie televisive che evocano una terra da sogno in cui ognuno vorrebbe vivere e fare fortuna.
La California
è ricca di paesaggi inconsueti a cui non siamo abituati; l’azzurro del cielo e
la mitezza del clima anche in pieno inverno sono incomparabili. Per le
numerose opportunità che offre dagli stessi americani è considerato il “Golden
State”, epicentro dello sviluppo e della prosperità degli Stati Uniti.
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deserto del Mojave
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tramonto su Black Canyon
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Qualsiasi cartolina è solo un riflesso sbiadito delle immense foreste,
dei black canyon, delle distese desertiche o dei laghi di sale che mi sono rimaste vive nel
ricordo.
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Death Valley, distesa di sale
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dune di sabbia con albero secco
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Nel mio viaggio attraverso questo Paese sconosciuto ho visto panorami mozzafiato, tramonti di fuoco, deserti primordiali e foreste millenarie.
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Sequoia N. P., Visitor Center
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Joshua Tree, blocchi di granito
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Attraversando il suo vasto e vario territorio, sia all’interno che lungo
la costa (in auto e in camper), ho segnato su un taccuino, accanto alle tappe
più significative, le mie impressioni di viaggio. Avevo preparato anche un
itinerario molto preciso e dettagliato sulle cose da vedere (che è risultato
utile). Ho fotografato solo quello che mi ha incuriosito, evitando gli scatti
più banali o troppo usuali e non certo quello che potevo trovare sulle
cartoline in cui viene riportato ciò che interessa comunemente al turista. Ho scattato
in tutto poco più di 600 foto digitali; a volte, riguardandole nel mio computer mi
aiutano a ricordare con piacere le cose inimmaginabili
e sorprendenti che ho visto.
Volo Palermo-Roma-Parigi-Los Angeles, andata e ritorno
Resoconto del viaggio: siccome sono parecchi i luoghi visitati ho seguito l'iter programmato partendo da Los Angeles, una delle città più rappresentative della California, e facendo ritorno alla città di partenza. Gruppo di famiglia: tre + uno (già sul posto).
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Queen Mary, uno sguardo dall'oblò
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Dall'aeroporto di L.A subito in auto fino a Long Beach. Tra un controllo e l'altro si era fatta mezzanotte. A Long Beach,
che è soprattutto un immenso porto (confinante con quello di L. A. e San Pedro), è
ormeggiato il Queen Mary, il famoso transatlantico degli anni ’30, dal glorioso
passato; le sue cabine sono state trasformate in camere d’albergo e qui ho
dormito per cinque notti immaginando di viaggiare con i personaggi più famosi
di quei tempi.
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Queen Mary ormeggiata |
Tutta la Pacific Coast Highway presenta
una sfilza ininterrotta di cittadine balneari. Huntigton Beach è, per esempio, una
graziosa cittadina con 35 Km di spiagge, paradiso dei surfisti (sono uno
spettacolo mentre solcano l’onda!). Abbiamo preferito alloggiare a Long Beach, che è estremamente
graziosa e non troppo lontana, per visitare L. A. (a circa 45 minuti di macchina), molti lo fanno e lo consiglio anche a voi per evitare il caos della megalopoli.
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ad Huntigton Beach
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Lungo il tragitto una cosa che mi ha incuriosito sono state le
isole artificiali che fronteggiano la costa: non ci crederete ma sono stazioni di
pompaggio di petrolio!
Los Angeles è una megalopoli tentacolare, delimitata dal Pacifico e
dalle sue colline ed è conosciuta soprattutto per i suoi mitici studios
hollywoodiani, le ville dei vip e le spiagge da sogno (come quelle di Venice, Santa Barbara e Malibù),
ma ha molti altri angoli da scoprire.
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la spiaggia di Venice
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La città colpisce per i suoi spazi verdi (artificiali) circondati dal deserto. Dalle terrazze del Getty Center è possibile avere una
visuale completa della sua estensione e del traffico che scorre sulle ampie
interstates. Non ha un vero centro urbano ma è formata da tanti
quartieri autonomi, in cui convivono miserie, criminalità e ricchezze
esagerate. Gli Angelenos dicono che sia la città più messicana dopo Città del Messico
perché la maggioranza della popolazione appartiene alla comunità ispanica (del
Messico e dell’America centrale).
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traveler a Rodeo Drive |
A Beverly Hills potevo rinunciare a fare una passeggiata a Rodeo Drive (la
strada dello shopping di lusso), e a
Hollywood a camminare nel celebre viale Walk of Fame (il marciapiede con le stelle dedicate alle grandi star del cinema)? No, di certo.
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il "caro vecchio" Topolino
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Misurare le mie impronte con quelle delle star immortalate nel cemento davanti
il Chinese Theater mi ha divertito e avrei voluto anch’io lasciare un segno per
i posteri!
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per terra le impronte dei divi
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Hollywood, nel complesso, mi ha deluso: non deve essere più
quella dei tempi d’oro, ci sono negozi di bassa lega ed edifici di
cattivo gusto. Tranne il grande viale d’ingresso con palme alte ed eleganti che
si stagliano contro il cielo, le altre strade non sono così: certi quartieri periferici trasmettono un'immagine di degrado; salendo sulle sue colline, a stento si scorge la mitica scritta “Hollywood”, a lettere
gigantesche. Downtown, però, il cuore di Los Angeles, non può lasciare
indifferenti (qui sono concentrati la maggior parte dei grattacieli); date poi una ‘buona occhiata’ alle straordinarie volute d’acciaio del
Walt Disney Concert Hall, sede dell’orchestra
filarmonica di L. A.
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il W. Disney Concert Hall
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Un posto turistico è El Pueblo de Los Angeles, che
diede origine al primo nucleo della città, proprio di fronte la stazione
ferroviaria Union Station (in stile coloniale spagnolo): meritano entrambi una sosta. Al California Science Center c’è esposto tutto sulla conquista dello
spazio, ma l’attrazione è lo Shuttle trasportato lì dalla Nasa.
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lo Shuttle
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Davanti il museo il roseto all’aperto conquista per le sue fragranze.
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ingresso al roseto
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Palm Springs, a Sud di L.A.,
appare come una vera oasi in pieno deserto ed è ancora frequentata da star del
cinema. Un’ enorme statua di Marylin Monroe ricorda l’attrice scomparsa.
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dedicata a Marylin
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Salire
sulla teleferica di Palm Springs per Mount San Jacinto è stata una sensazione
unica (la cabina gira su se stessa durante l’ascesa e la pendenza è
vertiginosa). In dieci minuti si può salire a 2800 m di altezza attraversando
più ambienti naturali. La stazione d'arrivo è fornitissima e offre un magnifico panorama sul deserto di fronte.
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railway per monte San Jiacinto
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Prima di questo viaggio non sapevo che esistessero i famosi Joshua Trees, della famiglia della yucca (strani alberi dai rami nodosi rivolti verso il
cielo e che pare somigliassero alle braccia di Giosuè levate a indicare il
cammino verso
la Terra Promessa),
e a cui è dedicato un National Park. Il
nome pare gli venisse dato dai pionieri mormoni che attraversarono questo
deserto.
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i caratteristici alberi di Joshua
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Il punto più caldo e arido di tutti gli Stati Uniti è
la Death Valley: il paesaggio
sembra quasi lunare ed offre uno spettacolo insolito con laghi di sale, canyon
e cactus, palme e dune di sabbia, e fenomeni geologici di varia natura.
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Death Valley, il punto più basso
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Si tratta di un vero
deserto, incredibilmente popolato da una flora e da una fauna ricca e rara a vedersi (almeno per me!).
Il Devil’s Golf Course è un’immensa distesa di sale che
vi accecherà: qui il vento e la pioggia (rara) hanno scolpito le
zolle di sale trasformandole in opere d’arte uniche.
Zabriskie
Point colpisce per le sue rocce arancione e la
Dante’s View per la meravigliosa vista su
gran parte della valle.
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Zabriskie Point
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Le foreste del Sequoia National Park sono in assoluto le più maestose
della California, qui ho ammirato le gigantesche sequoie che sono tra gli
alberi più vecchi del mondo: da 2000 a 2700 anni! Il famoso General Sherman
tree ha un tronco di 11 metri di diametro ed è l’essere vivente più grande al
mondo, e non se ne conosce l’età esatta! Attenzione agli orsi bruni che popolano il parco perché di notte potrebbero farvi una visita!
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chioma General Sherman |
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General Sherman |
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Yosemite National Park
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Yosemite è stato il primo parco naturale
protetto del mondo, la sua vallata è uno dei più mirabili esempi di valle
glaciale, dominata da fantastici monoliti unici al mondo come El Capitan. Si tratta
di una delle aree privilegiate per la flora e la fauna del continente
americano. Qui gli orsi ed altri animali selvatici sono di casa e bisogna seguire tutte le regole di sicurezza per non farsi sorprendere e assalire. Il paesaggio, naturalmente, è incredibile con migliaia di ettari di foreste, cascate e montagne che sfiorano i 4000 metri. Siamo nel cuore della Sierra Nevada! Peccato che eravamo in inverno ed era poco consigliata l'entrata nella valle arrivando dal Tioga Pass, a causa della neve (più facile arrivarci da San Francisco).Così abbiamo rinunciato a visitarlo. Mio figlio ci è andato successivamente e mi ha spedito delle foto.
Prima di lasciare il camper a nord di San Francisco (ad una stazione di noleggio) ci siamo prima inoltrati nel Muir Woods (una foresta), e poi allontanati fino a Point Reyes. La riva
del Pacifico ha dune di sabbie e falesie a picco dove svolazzano uccelli e dove si
possono scorgere colonie di leoni marini e foche. Point Reyes ha coste selvagge
e un punto di osservazione delle balene che di lì passano a poca distanza dalla riva (infatti ne abbiamo avvistate alcune).
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il faro di Point Reyes
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Un
allevamento di ostriche nella Baia di Drake ci ha invitato ad una sosta obbligata (il luogo è
predisposto per pic-nic, appunto a base di ostriche).
Riguardo agli spostamenti, negli States l’automobile è il mezzo più indicato, visti gli enormi spazi a disposizione (strade larghe fino a sei corsie), e anche più conveniente, dato che la benzina non è molto cara: si guida adagio (come impone il limite di velocità) e si ha il tempo di ammirare tutt'intorno.
Le condizioni di guida sono agevoli. Viaggiare sulle ampie
Highways rettilinee sorpassando gli enormi camion dai colori più strani, è facile; la segnaletica è chiara e utilizza pochi simboli, e non si pagano pedaggi (solo sui grandi ponti!). Si è rivelato utile il GPS ed ha fatto
guadagnare tempo negli spostamenti che si calcolavano più in base al tempo che ci si
impiegava che alle miglia! Ma è servito anche l'atlante stradale.
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il camper noleggiato
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L’esperienza del
RV è stata unica, è un mezzo comodo (li chiamano 'motor home' e sono enormi) anche se
lento, e costoso come noleggio; unico inconveniente è che è vietato parcheggiare dove capita (solo negli spazi davanti gli ipermercati) e fermarsi per
la notte fuori dai campgrounds, sostando nelle città poi si è soggetti a multe.
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lungo il tragitto della Route 66
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Kigman, museo Route 66
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Solcare l’antico
tragitto della Route 66 è stato piuttosto emozionante se si pensa che questa
strada è stata il simbolo, ‘la grande strada d’America’ per tutti gli Americani
e una fermata per una foto ricordo non poteva certo mancare, assieme alla visita
al museo omonimo nella cittadina di Kigman.
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destinazioni Route 66
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L'altra città della California, forse ancora più nota di L. A., è San Francisco. San Francisco viene chi amata la
“City by the Bay” ed è, in assoluto, certamente una delle più interessanti
città che ho visto, in relazione anche a quelle europee. Molte strade sono in
salita e da ogni punto della città si può godere della vista sulla famosa baia. Qui ho fatto l’esperienza di salire sul cable car più mitico della città (la linea
Powell-Hyde) che attraversa i quartieri più autentici e percorre le vie più
ripide, e ho scoperto i suoi quartieri: Little Italy, China town (il mio preferito),
North Beach, Fisherman’s Wharf, tutti diversi per aspetto, ambiente e
popolazione.
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Fissherman' Wharf
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Chiesa di San Francesco
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San Francisco da Twin Peaks
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San Francisco è una delle poche città americane che vanno esplorate a piedi, ed io l'ho fatto. Ho passeggiato tra i suoi grattacieli la cui estetica è molto
curata; la sua urbanistica è a misura d'uomo e il traffico non è eccessivo, per muoversi in modo originale basta salire sui caratteristici 'cable cars' senza i quali la città perderebbe molto del suo fascino. Il 'cable car' è una specie di monumento storico!
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cable car
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La città, lo sapete, prende il nome da San Francesco d’Assisi (a cui è
consacrata una chiesa) che le fu dato dai primi missionari francescani che
scoprirono la baia.
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leoni marini a Pier 39
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La mattina e la sera l’aria è più fresca e spesso una fitta nebbia
impedisce di ammirare fino in fondo, nascondendo l'isola di Alcatraz. Il Golden Gate, che è il simbolo della città e collega le due sponde della baia, si può attraversare anche a piedi o in bici.
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il Golden Gate
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Il Golden Gate Park è molto esteso ed ospita migliaia di specie di piante, dentro c’è il Museo De Young che accoglie mostre temporanee
(quella domenica erano esposti i gioielli di Bulgari!), una serra in vetro (peccato chiusa), e un autentico giardino giapponese con annessa sala da tè.
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un angolo di Giappone al
Golden Gate Park
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Da
San Fransisco a Los Angeles il percorso lungo la costa lascia senza fiato, i
californiani dicono che la Hwy 1 sia la più bella strada
costiera dello Stato, e percorrendola ho capito che hanno ragione: in uno
scenario di grande bellezza naturale, l’arteria attraversa una serie di
magnifiche scogliere rivelando villaggi e piccole borgate. L’ideale sarebbe
stato di scoprirli uno per uno, ma il tempo volava e ci rimanevano solo pochi
giorni per il viaggio di ritorno a Long Beach.
Non abbiamo incontrato alcuna
difficoltà riguardo il clima, che in California è mediterraneo; la vegetazione comprende:
palme, agavi e ogni tipo di piante grasse, cactus nei deserti, aranci e
ulivi nella valli coltivate. E così, in macchina (per la notte ci sono
degli ottimi Motel), ho attraversato la stazione balneare di Santa Cruz (dove abbiamo mangiato dell’ottimo pesce), la ricca vallata agricola di Salinas, e la
verdeggiante Monterey, che merita una visita solo per il suo favoloso acquario (tra
i più ricchi del mondo) sull’omonima baia. La penisola e la baia di Monterey
costituiscono il più grande parco marino degli Stati Uniti!
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nella baia sotto l'Acquario
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una vasca dell'Acquario di Monterey
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La regione del Big Sur mi è piaciuta in particolar modo perché ha una
natura selvaggia, con insenature rocciose battute dalle onde di un oceano non
troppo 'pacifico'! Il paesaggio mi ha ricordato a tratti le coste rocciose del
Mediterraneo, come il grande isolotto di Morro Bay.
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Morro Bay
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Nei dintorni di Solvang c'è la Mission 'La Purissima' che fornisce una testimonianza della vita quotidiana della California spagnola. E poi arrivo e pernottamento in un motel a Santa Barbara che gode di un clima straordinariamente mite, anche d’inverno. La
città conserva traccia del passato spagnolo nelle case costruite in ‘adobe’
(mattone rosso cotto al sole). Sulle alture della città c’è il Botanic Garden
con piante della flora californiana, tra cui molte specie indigene rare (era impensabile non fermarsi!). La passeggiata fra i suoi sentieri ombreggiati è stata piacevole e rilassante. Purtroppo il giorno del rientro si avvicinava e dopo qust'ultima fermqata, via di corsa verso Long Beach: un giorno di riposo, pranzo in un ristorante a San Pedro e poi al volo per l'Europa!
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Botanic Garden a Santa Barbara
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Qualche informazione sul modo di mangiare made in USA: la cucina statunitense è multietnica e non la rimpiango di certo: gli
americani mangiano male e molto, anzi durante il giorno non smettono mai di
mangiucchiare; prevale la cucina messicana, cinese e giapponese. Il breakfast
made in America è uno dei più abbondanti che si conoscano (mi viene in mente
quello sul Queen Mary una domenica mattina!).
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colazione sul Queen Mary
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Per il lunch si può mangiare
del pesce nelle località di mare, a San Francisco, per esempio a Fisherman’ s Warf
ci sono vari ristoranti italiani che lo propongono nei loro menù, come a Long
Beach, a San Pedro a Monterey o a Santa Cruz. Il pesce del Pacifico non è molto
saporito e viene cucinato con scarsa fantasia, ma in compenso il prezzo è
accessibile! Little Tokyo a L. A. offre un autentico ambiente giapponese e qui
si può trovare dell’ottima cucina nipponica, se poi volete provare la cucina
cinese non c’è che Chinatown a San Francisco dove si mangia piuttosto bene
senza spendere molto.
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un piatto della cucina cinese
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Alcuni piatti sono più costosi, come la zuppa di
pescecane, ma non posso garantirvi sul suo gusto perché non l'ho assaggiato, mi limitavo al maiale o al pollo accompagnato
da verdure e da riso con salse varie. I famosi ‘tacos’ messicani sono saporiti
e abbordabili come prezzo, stuzzicano, però, di più l'appetito.
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un tipico piatto di tacos
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Per pochi dollari si trovano sandwich e burger da
asporto, e anche pizze, ma se si vuole un pasto più di qualità, a base di carne
o pesce, il prezzo sale, soprattutto nei ristoranti più ‘chic’ di città. Per il
dinner i menù sono più raffinati e completi ma anche più cari. Fate attenzione
poi al prezzo perché ad esso dovrete aggiungere la mancia, che dovete calcolare
voi, perché i camerieri non vengono retribuiti e vivono di mance! Il 10% in più è il
minimo accettabile!
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