Spectaculo español

La Spagna è il Paese europeo che preferisco, ha una democrazia giovane e un popolo dinamico che si è adattato alla modernità più anticonformista pur mantenendosi  fedele alle proprie tradizioni. Le sue città sono allegre e ospitali, le sue feste spettacolari.
                                                                                                        
                                                        Plaza de Toros
   Trovandomi a Siviglia (settembre 2015) ho voluto assistere alla corrida di cui avevo letto e sentito dire. Considerata un evento nazionale e di grande attrattiva turistica, la 'Corrida' non è solo uno spettacolo cruento (inutile negarlo) ma molti Spagnoli l’apprezzano per  il suo significato simbolico: la lotta tra l’uomo e il toro viene percepita come il mitico confronto tra la forza bruta che soccombe e la virtù umana che prevale, e la morte del toro è nobile perché muore nell’arena e non in un mattatoio (questa opinione non è mia); quanto al matador, egli, poiché ha sfidato la morte, merita oltre alla fama anche la gloria e l’immortalità.  
   Nonostante gli animalisti la pensino diversamente considerandolo uno spettacolo di brutale violenza e inaudita crudeltà verso i tori, il rituale della corrida è molto sentito dagli Spagnoli perché fa parte della loro cultura e della loro tradizione.
negozio di souvenir
pubblicizza la corrida 
   Le più famose corride sono quelle di Madrid (Plaza de Toros Las Ventas), Barcellona (La Monumental, la più antica) e di Siviglia la cui Plaza de toros è la più grande di Spagna.
in attesa che inizi la corrida
   La Plaza de Toros de Sevilla è conosciuta anche come Real Maestranza. Nella sua arena ci sono 14 mila posti a sedere ed è qui che si svolgono le principali corride di tutta la Spagna. La sua costruzione fu iniziata nel 1749; al suo interno ha un museo che espone abiti, costumi, foto e dipinti di toreri, scene tipiche delle corride, e, appese ai muri anche le teste dei tori  più famosi abbattuti nei combattimenti. Alla fine del percorso di visita la guida conduce ad una piccola cappella dove ogni torero prega e riceve la benedizione di un prete prima di entrare nell’arena. A Siviglia le corride iniziano la domenica di Pasqua e terminano ad ottobre. Solo a Siviglia è possibile assistere al ‘Silencios de La Maestranza’ cioè al silenzio assoluto osservato per ammirare le gesta dei toreri nell’arena. Se non volete assistere alla corrida vi consiglio di visitare almeno la Plaza de Toros di questa città e il museo taurino ricco di cimeli e testimonianze storiche.
interno della cappella
vetrina. banderillas
dipinti di toreri famosi
testa di toro imbalsamata
corridoio del museo
























vetrina: abiti di toreri
vetrina: abiti di toreri 
   In Spagna si contano circa 400 Plaza de Toros, la durata dello spettacolo è prevista per un’ora e mezzo (ma può arrivare anche a oltre due ore) e in questo tempo tre toreri uccidono 6 tori. Nelle grandi città ci sono diversi appuntamenti annuali di corride (circa 2.000) che avvengono il sabato e anche la domenica, di pomeriggio (ore 17:00 o 18:00). I tori utilizzati nell’arena provengono tutti da allevamenti specializzati.
   Nell’arena il protagonista è il matador, non il toro, e al pubblico sovrano spetta applaudire o fischiarlo a fine corrida; egli ha una squadra di 5 uomini: banderilleros (toreri a piedi) e picadores (toreri a cavallo).
 difficoltà per il picadore
   La corrida consta di tre fasi: tercio de varas, tercio da banderillas e tercio de muleta. Nella prima fase il matador e i banderilleros incitano il toro con la capote de brega (cappa) per farlo caricare quindi il matador lo spinge verso il picador che infligge dietro il collo del toro dei colpi di pica (asta di legno con la punta in metallo) rendendolo debole; nella seconda fase i banderilleros conficcano sul dorso del toro una banderilla (asticciola di legno coperta di carta colorata. Il momento culminante ma anche più pericoloso (terza fase) è quando il matador esegue i passaggi con la muleta (drappo rosso sorretto da un’asta di legno) e la spada, facendo prima stancare il toro e poi uccidendolo. Trascinato fuori dall’arena verrà macellato e dato in beneficenza. Le regioni della Spagna dove più radicata è la tradizione taurina sono l’Andalusia, la Castiglia-La Mancha, e la Castiglia y Leòn, ma corride ci sono anche nel sud della Francia e in America Latina.
il toro morente
 passaggio con la muleta
il toro ucciso esce di scena
 









  Alcuni toreri sono rimasti tra i più famosi di tutti i tempi e tra questi Juan Belmonte, José Gómez Ortega (detto Joselito, colpito da una cornata al ventre nel 1920), Manuel Rodríguez Sánchez (chiamato Manolete e forse il più popolare, ucciso anche lui durante una corrida), Luis Dominguin, una stella delle arene spagnole negli anni ’40 e ‘50. Nella corrida di sabato 26 Settembre 2015 il matador Manuel Escribano ha saputo soddisfare le aspettative del pubblico di Siviglia per la sua professionalità (perché è il pubblico che alla fine applaude o fischia implacabilmente).
 sfilata finale dei toreri
   La sorte del toro può dipendere anche dal modo in cui ha combattuto e, se con onore, può avere salva la vita (cioè viene premiato con l’indulto). E il pubblico in questo caso agita prima fazzoletti bianchi (l'ho capito dopo cosa volessero significare).    
   La tauromachia era già praticata dai Greci, Etruschi e Romani. Nella civiltà minoico-micenea (vedi palazzo di Cnosso il ‘salto del toro’) era incruenta perché non era prevista l’uccisione del toro che, probabilmente, veniva sacrificato. In Spagna si afferma nel  XIV sec. dove all’inizio erano i nobili a cavallo che affrontavano i tori (ancora oggi a Jerez de la Frontera la corrida è a cavallo).
   A testimonianza della sua popolarità le rappresentazioni della corrida le troviamo nella letteratura, nell’arte e nel cinema. Ricordiamo le incisioni realizzate da F. Goya (1814-1816)  conservate al Museo del Prado di Madrid. La tauromachia fu una delle passioni di P. Picasso e ad essa dedicò molte delle sue opere in ceramica e diverse incisioni ( nel 1957 eseguì 26 incisioni rifacendosi a Goya).
Picasso al Museo Pepoli di Trapani
Picasso al Museo Pepoli di Trapani

Picasso al Museo Pepoli di Trapani
incisione
Nel romanzo ‘Fiesta’ di Hemingway lo scrittore descrive la corsa dei tori di Pamplona e in ‘Morte nel pomeriggio’ si concentra direttamente sulla corrida. Nel film ‘Sangue e arena’ (1941) tratto dal celebre romanzo di Vicente Blasco Ibáñez si narra la sfortunata vita del torero Juan Galliardo. Ma gli esempi potrebbero continuare.
Nell'arena si muore anche. A Teruel, in Aragona il 10 luglio 2016, un torero di 29 anni, Victor Barrio, è morto dopo essere stato incornato ripetutamente da un toro di 529 kg. Non succedeva dal 1985. Altri episodi tragici si sono verificati negli ultimi anni. 
   Il dibattito sulla corrida in Spagna è aperto da qualche decennio, ad esempio le Isole Canarie l’hanno vietata nel 1991 e la Catalogna l’ha abolita nel 2012. Le polemiche continuano  perché si è sempre più sensibili verso il problema animalista ma la corrida ha ancora molto della sua attrattiva e si cerca di renderla il più possibile meno ‘sgradita’ per non provocare forti emotività. Non bisogna poi dimenticarsi dell’aspetto economico: le corride, che vengono finanziate con denaro pubblico, rendono alle casse dello Stato spagnolo più di 300 milioni di euro l’anno, per questo anche si fa fatica ad abolirle. I biglietti per i posti migliori possono costare fino a 150 euro (io l’ho pagato 40 euro). 
Siviglia
Real Maestranza
 Anche la politica spagnola è divisa sulla corrida: abolirla perché rito sanguinario o preservarla perché patrimonio culturale?
   La mia opinione sulla corrida non è contraria, personalmente non l’ho ritenuta così violenta e sanguinaria, essa poi ha un legame antico con il mondo classico a cui siamo stati educati e rappresenta un patrimonio della grande cultura mediterranea alla quale apparteniamo.







                                                                       Flamenco


   A Siviglia si può assistere ad una vasta gamma di spettacoli di flamenco. I locali tipici sono numerosi e tra questi c’è El Palacio Andaluz. Ho comprando due biglietti in un negozio di souvenir a Plaza Virgen de Los Reyes e devo dire che è stata un’ottima scelta. Se vi trovate a Siviglia andate al Palacio Andaluz in Avenida Maria Auxiliadora 18: è l’ideale se preferite un tipo di flamenco più ricercato.
   El Palacio Andaluz ha offerto uno spettacolo di flamenco di un’ora e mezzo con i migliori ballerini professionisti del momento (costo: 40 euro a persona, incluso un drink oppure cena con ‘tapas’ o ‘a la carta’ con  costo più alto).

   Il flamenco, un insieme di danza, canto e musica, dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, costituisce l’espressione più pura del folclore andaluso e, ormai  parte della tradizione musicale spagnola, è danza rivendicata come propria dai gitani che la influenzarono e ne diventarono i legittimi custodi. Furono i gitani che diedero al flamenco la forma caratteristica che ancora ha e che è il risultato di altre forme musicali, già esistenti in Andalusia, come la musica araba, ebraica e bizantina.

   Il flamenco nasce come solo canto, la musica e la danza furono aggiunte in un secondo momento. E’ conosciuto anche come ‘cante jondo’ cioè canto profondo e malinconico perché era nato come una forma d’espressione che nasceva dalla sofferenza del popolo gitano, all’inizio emarginato dalla società andalusa; il ‘cante jaleo’, invece, è una varietà del flamenco ed è un canto molto vivace che incita a fare baldoria e festa insieme al ‘palmas’ (battito delle mani). Le canzoni (coplas) del flamenco possono esprimere angoscia e sofferenza (solea), vivacità e allegria (alegria), intensità e disperazione (siguiriya), ottimismo e gioia (buleria).
  Manca un’adeguata documentazione storica sul flamenco e non è mai stato oggetto di un’ indagine musicologica approfondita, forse perché la sua provenienza veniva considerata dalla classe più agiata andalusa, di basso livello sociale. I gitani hanno impresso in questo nuovo stile musicale tutta la loro passione e la loro energia, il loro spirito ribelle e la grande capacità interpretativa. Infatti viene chiamato ‘duende’ (spirito) quello che l’interprete, ballerino o ballerina di flamenco, riesce a comunicare al pubblico suscitando una forte emozione. E più l’interprete è capace di trasmettere tutta la passione per la vita più si riconosce in lui l'essere un artista di flamenco.

   Il flamenco si balla su pedane di legno al suono delle chitarre battendo i tacchi (zapateado) e tenendo tra le mani le nacchere o castañuelas. Le esibizioni maschili si basano sul gioco virtuosistico di zapateado y taconeos mentre quelle femminili si concentrano molto sulle evoluzioni dello scialle o del ventaglio. I costumi tradizionali dei ballerini sono lo scialle, il ventaglio e un lungo abito a balze per le donne; pantaloni neri, camicia e giacca scura per gli uomini. La vivacità dei colori contraddistingue l’abbigliamento femminile, il monocolore quello maschile.

   Molti ballerini di flamenco professionisti sono di origine gitana. I gitani arrivarono in Andalusia agli inizi del XV sec. dopo aver attraversato il Medio Oriente e il Mediterraneo, provenienti dalla regione indiana del Sid, (oggi in Pakistan) dal quale erano fuggiti in seguito a guerre ed altre calamità. Uno dei primi documenti scritti in cui si attribuisce il flamenco ai gitani è del 1774. I gitani tramandavano i loro canti oralmente e li eseguivano solo all’interno del loro gruppo sociale. Fino alla metà del ‘700 non poterono esibire il flamenco in pubblico perché non ebbero piena libertà di espressione che venne concessa da Carlo III di Borbone (re di Spagna dal 1759 al 1788).

   A differenza del resto d’Europa dove sono rimasti emarginati assumendo una connotazione negativa, in Spagna l’etnia gitana riuscì ad integrarsi e a divulgare i propri canti divenendone l’interprete più autentica. Il flamenco diventò popolare verso la metà del secolo XIX e nel 1885 a Siviglia si aprì il primo ‘cafés cantantes’.



   Oggi i ‘tablaos flamencos’ (spettacoli di flamenco) sono gli eredi diretti di quelle prime rappresentazioni pubbliche. Singole esibizioni si possono vedere anche per strada, ma i turisti che visitano Siviglia vogliono vedere gli spettacoli di flamenco nei locali tipici.

   Nei tablaos  si può cenare e bere mentre si assiste ad una esibizione dal vivo; questi locali si trovano nei quartieri di Santa Cruz, El Arenal e Triana in passato sede di una comunità di gitani.





   Siviglia, Granada e Madrid sono le città che hanno dato maggiore spazio al flamenco ma anche Cadice e Jerez de la Frontera, che resta la patria del flamenco. In queste città il flamenco si sviluppa in particolare durante le ferias e fiestas ma ci sono anche degli appuntamenti speciali come i festival e tra questi la famosa e internazionale Bienal De Arte Flamenco di Siviglia.
  Ormai il flamenco fa parte della cultura e della tradizione musicale spagnola ed è rappresentato in tutto il mondo. Negli ultimi decenni ha conosciuto un’ascesa straordinaria grazie ad artisti che hanno saputo fonderlo con altri generi musicali (vedi Paco de Lucía).


Fuente magica

   A Barcellona si può assistere gratuitamente ad uno spettacolo straordinario. E’ quello della Fuente Magica che si trova proprio ai piedi della collina di Montjuic. Progettata da Carles Buïgas è stata costruita nel 1929 per l’Esposizione Nazionale. Ha una forma ellittica ed è predisposta per trenta giochi di acqua, ognuno con un colore diverso che si basa sui cinque colori di base quali giallo, azzurro, verde, rosso e bianco.
I giochi d’acqua sono accompagnati dalla musica (aggiunta negli anni ’80). Il sottofondo musicale è molto vario, dal classico al moderno, e cambia di continuo. L’orario dello spettacolo varia secondo la stagione: in primavera ed estate dalle 21.00 alle 23.30, in autunno e inverno dalle 19.00 alle 21.00.
   Immaginate a quale grandioso spettacolo di getti d’acqua, di luci, colori e musica potrete assistere considerato che le dimensioni della Fontana sono di ben 12 metri di diametro e che i giochi d’acqua arrivano fino a 15 metri di altezza!
   Posta sotto il Palau Nacional dove ha sede il Museu Nacional d’Art de Catalunya, lo scenario che fa da sfondo offre qualcosa di spettacolare! Su Youtube potete trovare diversi video ma assistere di presenza a questo stupefacente spettacolo sarà indimenticabile!




   Non si tratta della solita attrattiva per turisti, la Fontana Magica è un monumento unico che vi proietterà in una realtà incantata e vi farà provare una sensazione rilassante e piacevole, romantica quasi. Non rimanete però troppo vicini ad ammirare le evoluzione dei getti d’acqua perché gli spruzzi potrebbero bagnarvi (qualche mia foto, infatti, è segnata da goccioline).

La Fontana è inclusa in altre cascate minori e piccole piscine artificiali. La vista migliore che vi consiglio per godere dello spettacolo è quella dallo scalone che porta al Palau Nacional perché da lì lo sguardo arriva su Plaza Espanya e sulla città con le sue luci sullo sfondo.



                                       
                                                                          
                                                              

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