Tradizioni siciliane

                                                             Pupi e pupari
   L’Opera dei Pupi è il teatro tradizionale siciliano che tratta le vicende del Ciclo carolingio prese dalla Chanson de Roland e da altri poemi epici cavallereschi del Rinascimento.
   La tradizione dei Pupi è legata ad antiche forme di teatro: il teatro di figura esisteva già a Siracusa (Senofonte, Simposio); teatrini di marionette nel ‘500 c’erano in tutta Europa, ma sembra che il teatro dei Pupi abbia preso forma nei primi decenni dell’800 a Palermo e che sia continuato, con un certo successo, fino alla prima metà del ‘900. Entrò in crisi in seguito agli anni ’50 con l’avvento della televisione. Negli anni Sessanta e Settanta per salvaguardare questa particolare cultura popolare sono nate riviste ed altre pubblicazioni, e iniziative varie. Nel 1963 nacque la rivista “Il Cantastorie”, nel 1965 Antonio Pasqualino ha fondato “L’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari” e il Museo internazionale delle Marionette. Nel 1970 è stata pubblicata da Felice Cammarata la “Storia dei Paladini di Francia” (in 13 volumi), basata sulla precedente versione di Giusto Lodico, pubblicata nel 1858. Quest’ultima aveva avuto il merito di conservare in modo più ordinato le trame di molti poemi epico-cavallereschi che costituivano il repertorio dei ‘cunti’ dei cantastorie.
 teatro dei Pupi, Siracusa
pupi esposti 
  Nate nel Medioevo con le Chansons de Geste, in Italia le narrazioni cavalleresche vengono valorizzate in grandi poemi rinascimentali (Morgante di L. Pulci, Orlando Furioso di L. Ariosto, l’Orlando Innamorato di M. M. Boiardo, Gerusalemme Liberata di T. Tasso) e molto apprezzate nelle corti principesche non insensibili al loro fascino. In Sicilia le stesse storie vengono raccontate dai cantastorie che andavano in giro per le piazze dei paesi ad illustrare con ‘quadri dipinti’ le scene più rappresentative.
teatro dei Pupi, Siracusa
pupo in vendita
   Le storie cavalleresche, narrate dai cantastorie, diventarono la trama e l’unico repertorio che venne rappresentato nei teatri popolari. Il successo tra il popolo fu immediato e dovuto, soprattutto, al fatto che il mito dei paladini e delle loro fantastiche storie costituisse una specie di evasione dalla dura e difficile realtà di ogni giorno. Inoltre, la vittoria contro i nobili rappresentava per i più umili un riscatto sociale: il popolo sentiva il bisogno di immedesimarsi in qualcuno che lo difendesse dalle furberie dei più ricchi, visti quasi sempre in veste di prepotenti e sfruttatori. Tra i paladini il popolo ebbe dei preferiti: Rinaldo perché ribelle e furbo, Orlando perché forte e coraggioso; tra le donne preferiva Angelica perché bella da far innamorare; qualche figura fu invece odiata come Gano di Magonza, perché malvagio e traditore. Le storie rappresentate erano cicliche o, per meglio dire a puntate (che potevano durare addirittura un anno o di più).
   A differenza delle marionette i pupi sono manovrati dall’alto dai loro pupari: mentre il resto del busto rimane rigido, testa, gambe e bracci sono mobili e permettono al puparo di muoverli tramite aste.
La vendetta di Rinaldo
teatro dei Pupi, Siracusa
   In Sicilia esistono principalmente due scuole di pupari: quella palermitana e quella catanese. I pupi palermitani sono più bassi (da 80 cm a 1 m), pesano 8 kg, hanno il ginocchio articolato e possono sguainare la spada; in questo caso il puparo, data l’esiguità del loro peso, ha una manovra più ampia. I pupi sono molto agili e scattanti e sono posti ai margini della scena per raggiungere il centro durante il combattimento. I pupi catanesi sono più alti (storicamente arrivavano fino a 1,50 m) e più pesanti (dai 16 ai 20 kg e oltre), hanno il ginocchio rigido e tengono la spada sguainata già pronta per sferrare i colpi; i loro movimenti sono più lenti e più ampi. Per avere un margine più ampio di manovra alcuni pupari hanno ridimensionato il peso e ridotto l’altezza dei pupi (vedi teatro di Acireale).
Rinaldo al centro della scena
   Negli ultimi decenni è grazie ai discendenti degli antichi pupari che si è mantenuta viva questa tradizione culturale del popolo siciliano. Sono, infatti, rimasti in pochi a trasmettersi quest’arte, ma chi la esercita lo fa con dedizione e passione e con grande professionalità. Animatori, parlatori, costumisti, scenografi e regista fanno tutti parte della compagnia di pupari. L’Opera dei Pupi attualmente si rivolge principalmente al pubblico dei turisti e alle scolaresche. A Palermo è gestita dal “Laboratorio teatrale figli d’Arte Cuticchio”, a Catania l’attività artistico-teatrale viene portata avanti, da ormai un secolo, dalla famiglia Napoli, a Siracusa la Compagnia Vaccaro-Mauceri organizza stagioni teatrali sempre con grande successo. Nell’isola di Ortigia, dove ha la sede, il 31 dicembre 2015, ho assistito ad un loro spettacolo (il teatro è piccolo ma intimo e accogliente). Ho giudicato lo spettacolo veramente fantastico (consiglio di prenotare prima) e gli applausi, secondo me, sono stati veramente meritati! Il titolo della rappresentazione era “La vendetta di Rinaldo” tratta  dall’Orlando Innamorato. Di fronte al teatro c’è anche il laboratorio, il Museo dei pupi (poco distante) accoglie la collezione Vaccaro.
la Compagnia Vaccaro-Mauceri
Rinaldo 
Orlando e Rinaldo
Nel trapanese il più noto e ultimo puparo è Salvatore Oliveri che, ad Alcamo, fa rivivere l’Opera dei pupi di suo nonno. Qualche anno fa nella mia città, da insegnante, ho accompagnato una mia classe ad assistere ad un loro spettacolo, l’attività del gruppo Oliveri, infatti, si basa anche su una proposta itinerante.





il teatro dei Pupi
di Salvatore Oliveri
pupi dietro le quinte
Compagnia Oliveri
   L’Opera dei Pupi è stata sostenuta dalle amministrazioni locali: nel 2001 è stato inaugurato a Catania il Teatro Stabile dei Pupi dando ai fratelli Napoli uno spazio per i loro spettacoli e a Cefalù l’Associazione Teatroarte Cuticchio ha potuto aprire un museo con teatro all’interno. Ma esistono altri musei nel palermitano che si  possono visitare, come quello di Partinico.
museo di Partinico
museo di Partinico
   Ogni famiglia di pupari ha la propria bottega artigiana: la realizzazione dei pezzi delle armature avviene utilizzando le tecniche dei”puntiddi” e dello sbalzo, per quanto riguarda i pupi la struttura principale è costituita di legno: sul busto sono innestati la testa e anche le braccia e le gambe. I costumi  dei personaggi sono elaborati artisticamente e colorati richiamando la raffinatezza delle corti rinascimentali e orientali; i paladini portano spade d’acciaio e elmi con pennacchio, i saraceni hanno la mezzaluna sullo scudo e brandiscono la scimitarra. Le donne guerriere indossano costumi e portano armature dello stesso stile dei maschi. Sui fondali delle scene sono dipinte fortezze, castelli, campi di battaglia, luoghi incantati. I temi e i valori narrati sono: l’eterno conflitto tra il bene e il male, la lotta contro le ingiustizie, le prove da affrontare, le avventure, l’odio, l’amore.  Nelle narrazioni emergono i comportamenti più tipici del popolo siciliano come la cavalleria, il senso dell’onore, e la difesa del più debole e del giusto. Spesso nelle storie narrate si incontrano maghi, mostri, serpenti, draghi (costruiti di cartapesta) che trasportano lo spettatore in un mondo di magia e di incantesimo. La battaglia, comunque, resta l’elemento centrale sul quale si polarizza l’attenzione del pubblico.
   Nella tradizione teatrale dell’Opera dei Pupi c’erano anche delle figure comiche che avevano i loro spazi (in dialetto) come Nofriu e Virticchiu o Peppenninu che, a volte, concludevano lo spettacolo (mio padre ne conosceva le storie).
Nofriu e Virticchiu
teatro Oliveri
La musica segnava l’intervallo fra una scena e l’altra (il tamburo accompagnava le battaglie).  Il pubblico, secondo testimonianze, era composto di soli adulti maschi, alle donne non era consentito assistere agli spettacoli (di solito serali), solo durante qualche festività. Per le storie rappresentate i pupari tradizionali non usavano copioni ma canovacci, che gli servivano da guida mentre improvvisavano i dialoghi. L’Opera si basava sul parlato e non sul recitato.
   Oggi come fonte i giovani pupari seguono un repertorio più ristretto rispetto ai loro padri. Inoltre i figli e i nipoti dei vecchi pupari, per attirare il pubblico, che nel frattempo si è diversificato, hanno elaborato spettacoli nuovi aggiungendo nuove figure al repertorio cavalleresco, come, ad esempio, quella di Sant’Agata e quella di Colapesce (rivolto ai più piccoli) dei fratelli Napoli.
   Un cambiamento epocale che viene rilevato dagli studiosi di quest’arte è il diverso ruolo assunto dalla donna nell’Opera dei Pupi, in perfetta sintonia con l’evoluzione dei tempi e l’emancipazione femminile nell’attuale società. A parte cucire i costumi e dare voce ai personaggi femminili (prima erano gli stessi uomini a farlo), le donne fanno parte dei team d’impresa divenendo esse stesse ‘pupare’ a tutti gli effetti.
Legata all'Opera dei Pupi c'è la vendita di caratteristici manufatti artigianali venduti nei negozi di souvenir  e anche per strada.
pupi  in vendita
Porta Uzeda, Catania
  Le storie dei paladini di Francia hanno entusiasmato i nostri nonni e i nostri genitori e ancora oggi stimolano l’immaginazione e la fantasia dei piccoli (troppo concentrati sui videogiochi).  
   Il Teatro dei Pupi è una tappa fondamentale nella scoperta delle tradizioni siciliane e, per chi visita la Sicilia, assistere ad uno spettacolo teatrale di questo tipo è un’occasione da non perdere.    
 Nel 2008 l’Unesco ha iscritto l’Opera dei Pupi nel Patrimonio Orale e immateriale dell’Umanità.

      

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