domenica 8 giugno 2025

Una mattinata all’ Orto Botanico di Padova

   Desideravo da tempo fare una visita a quest’Orto Botanico considerato tra i più famosi al mondo, e finalmente è stato possibile durante una giornata trascorsa nella città di Padova. Proprio la mattinata del mio ingresso l’Orto era pieno di scolaresche e di molti altri visitatori a testimoniare la sua importanza naturalistica e valenza didattica.

Appassionata di piante come sono l’ho trovato molto ricco di specie rare, alcune per me nuove, altre conosciute vivendo in un Paese quasi interamente interessato da un clima moderato, privo di deserti e di zone fredde. Naturalmente mi sono documentata  prima di visitarlo. L’Orto Botanico di Padova per la sua importanza storica e per il suo sorprendente numero di piante che accoglie è stato inserito nel 1997 nella lista  del Patrimonio mondiale dell’Unesco. Fondato nel 1545 è all’origine di tutti gli orti botanici del mondo. Nell’Orto vivono oggi 6.000 piante di 3.500 specie vegetali (che naturalmente non ho potuto fotografare tutte!). Molte piante sono esemplari notevoli per la loro importanza storica, altre appartengono a specie minacciate o estinte, altre hanno un ruolo fondamentale in campo medicinale o alimentare, e ornamentale. Inizialmente era stato istituito ad opera dell’Università di Padova per scopi scientifici e didattici per la coltivazione di piante medicinali.
Molte specie sono state introdotte per la prima volta in Italia e in Europa grazie ai legami dell’Orto Botanico con la Repubblica di Venezia che storicamente faceva da tramite con l’Oriente ma anche attraverso i viaggiatori che avevano rapporti con il Nuovo Mondo. L’Orto attraverso i secoli ha mantenuto la sua collocazione originaria e le caratteristiche dell’impianto cinquecentesco con cui era nato. Nel 1680 è stato piantato il Platano orientale nell’ arboreto che, a causa di un fulmine che l’ha colpito (è questa la stranezza) ha il fusto cavo. Tra il 1804 e il 1818 furono realizzate le Serre Ottocentesche dedicate alla conservazione degli esemplari nei mesi più freddi e che ospitano oggi la collezione delle piante insettivore. Nel 1914 l’Orto Botanico ha aggiunto al proprio patrimonio naturalistico il Giardino della biodiversità: in pratica si tratta di cinque grandi serre (costruite in un giardino adiacente all’Orto antico) che riproducono i cinque biomi del pianeta: tropicale, sub-umido, temperato, mediterraneo, arido. Le serre sfruttano l’energia naturale e l’energia solare.
Nel 2023 è stato aperto il Museo botanico in cui si racconta la storia dell’Orto (che ho trovato molto ricco di notizie). L’Orto Botanico di Padova ha un simbolo: è  la Palma di Goethe che è la pianta più antica dell’Orto e che si chiama così in onore  dell’autore tedesco che la descrisse in un suo famoso saggio botanico (Le metamorfosi delle piante), dopo aver visitato l’Orto botanico nel 1786. La palma è alta circa 11 metri ed è custodita dentro una sua serra. Il suo nome scientifico è Chamaerops humilis conosciuta anche come palma nana. Vive spontanea sulle coste mediterranee in Sicilia e in Sardegna ma a Padova ha bisogno di essere conservata con cura per il clima diverso.
Le piante che ho trovato più interessanti da vedere nella serra tropicale sono state la pianta del cacao, della vaniglia, del banano e la palma del viaggiatore nella serra tropicale. Nella serra sub-umida ho visto la pianta del caffè (che conoscevo per averla vista altre volte) e la vasca delle ninfee. Nella serra mediterranea non mi sono soffermata molto perché sono abituata alle piante che vi sono esposte come l’ulivo, il mirto e gli agrumi.
Essendo un’appassionata di cactus mi sono trattenuta di più nella serra arida che ospita le piante tipiche dei deserti. Completano questo magnifico Giardino le vasche all’aperto con le ninfee e altre piante acquatiche davanti le serre con le scenografiche cascate. 



sabato 18 maggio 2024

Sul Canal du Midi

    Dopo quasi trent’anni sono ritornata in Francia. Avevo visitato tutta la costa mediterranea e anche Parigi, ma mai ero stata a Tolosa che ho trovato molto interessante sia come città in sé stessa sia per le cittadine vicine molto facili da raggiungere anche con il treno (che preferisco sempre quando devo spostarmi nei dintorni di una grande città). Tolosa è un’incantevole città, centro culturale dell’Occitania che ho esplorato con grande curiosità scoprendo molti dei suoi monumenti che non sapevo esistessero ma, in realtà, la scoperta più piacevole e rilassante è stato navigare sul Canal du Midi.

   Canal du Midi è un famoso sito storico facente parte del Patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1996. Il Canale è considerato un’opera unica al mondo e collega Sète (sul Mediterraneo) a Tolosa, dove si congiunge al Canale della Garonna, arrivando fino a Bordeaux. Scavare un canale tra il Mediterraneo e l’Oceano Atlantico era un’idea a cui avevano già pensato i Romani ma il progetto non era mai andato in porto. Questa pazza idea, invece, si concretizzò durante il regno di Luigi XIV. E Luigi XIV aveva ragione quando predisse che il Canale avrebbe lasciato un segno nella storia perché secoli dopo fu riconosciuto come una “espressione esemplare del genio creativo umano”. I lavori furono iniziati sotto la supervisione di Colbert e il progetto, molto ambizioso, difficile e costoso, fu di Pierre-Paul Riquet.
I lavori per la sua realizzazione durarono più di 14 anni tra varie difficoltà tra le quali ci fu yanche la fine dei finanziamenti reali (ma Riquet non si perse d’animo anzi pagò di tasca sua gli operai che lavoravano alla costruzione del canale). L’inventore del Canal du Midi, che purtroppo morì prima dell'inaugurazione dell’opera, ha una sua statua a Tolosa. Il Canale fu inaugurato nel 1681. Tra il 1836 e il 1856 il Canal du Midi venne prolungato scavando un altro tratto da Tolosa: il Canal de Garonne. I due canali formano complessivamente 360 km di vie navigabili e uniscono in uno solo quello che viene chiamato il Canale dei due Mari. Queste vie d’acqua svilupparono notevolmente per lungo tempo il trasporto di passeggeri e di merci dal Mediterraneo all’Atlantico. Dopo aver perso la sua funzione commerciale il canale oggi viene utilizzato come attrazione turistica. 



giovedì 28 settembre 2023

Monastero di Batalha

   Sono stata a Batalha di recente durante un mio tour in Portogallo, il terzo per la verità, ed ho scoperto che non si finisce mai di scoprire il patrimonio storico, artistico e culturale di questo Paese. Alcune località non le avevo ancora visitate, ad esempio non ero mai andata a Batalha dove c’è un famoso Monastero così ho deciso di andarci tanto più che questa volta ero in compagnia di amici che gentilmente mi hanno accompagnata.

La facciata
Mi sono trovata davanti ad un capolavoro architettonico che riassume le caratteristiche peculiari del tardo gotico portoghese o manuelino. A questo punto non mi resta che darne qualche cenno storico e farne una breve descrizione. Il Monastero di Bathala è un convento che si trova nella città di Batalha nel centro del Portogallo. Fu fatto erigere dal re Giovanni I per commemorare la battaglia di Aljubarrota del 1385 contro Giovanni I di Castiglia. Prima dell’inizio della battaglia il re Giovanni I di Portogallo aveva fatto una promessa alla Madonna cioè che avrebbe fatto erigere un monastero alla Madonna in segno di ringraziamento in caso di vittoria. Il convento è dedicato a Santa Maria della Vittoria proprio per questo motivo ed è costruito nei pressi del luogo dove avvenne la storica battaglia. 
La Cappella del fondatore


La sua costruzione durò circa due secoli durante i regni di sette monarchi e terminò nel 1517 con grande dispendio di denaro e di risorse umane. Fu sospesa quando Alfonso V del Portogallo decise di dedicare tutti i suoi sforzi economici alla costruzione del Monastero Los Jeronimos a Lisbona.

sabato 22 luglio 2023

Postojnska Jama

   Esiste davvero un mondo meraviglioso sotterraneo? Sì esiste, si trova in Slovenia a Postumia. Le grotte di Postumia, esempio classico di carsismo, comprendono 24 chilometri di gallerie e sale sotterranee, almeno quelle scoperte fino ad oggi, e sono tra le grotte turistiche più grandi e spettacolari al mondo. Le grotte, circondate da un vasto parco, si trovano nella periferia della città slovena di Postumia e godono di una fama mondiale.

Con il loro magico mondo sotterraneo sono un capolavoro della natura perché delle piccole gocce hanno creato una serie di forme calcaree e cristalline di diverse dimensioni. Le grotte sono ricche, infatti, di stalagmiti e stalattiti, formatosi attraverso processi durati milioni di anni, che si sviluppano all’afflusso di acqua contenente carbonato di calcio e che, depositandosi, forma concrezioni molto ardite e strane, quasi opere scultoree.
La loro scoperta risale al1748 ma sono state aperte al pubblico solo nel 1818 e da allora hanno sempre saputo affascinare i visitatori. Le ho visitate anch’io all’inizio di questa estate. Parecchie le raccomandazioni prima di entrare: dall’abbigliamento alle scarpe e al comportamento da tenere per la sicurezza personale.

   Il percorso sotterraneo che viene proposto ai visitatori comprende una corsa su un trenino (circa 4 chilometri) e un percorso pedonale accompagnato da una guida. La temperatura all’interno delle grotte è di circa 10 gradi,  ma non è di primaria importanza per chi è interessato a guardarsi attorno e a scattare foto nonostante gli ambienti siano poco illuminati.
Verso la fine del percorso a piedi, prima di risalire sul trenino per uscire dalle grotte,  si giunge in un ambiente molto grande dall’acustica eccezionale che ci spiegano viene utilizzato per i concerti e che può ospitare fino a 10.000 persone.
  Quanto alla fauna delle grotte è da ricordare in particolare un anfibio, uno strano abitatore, il Proteus anguinus o cucciolo di drago come viene chiamato, conosciuto solo nella regione carsica e che si può vedere (non sempre) nel vivaio posto in loco nella grande sala. Aggiungo qualche altra notizia storica: nel 1947 la zona di Postumia, comprese le grotte, è stata ceduta alla Jugoslavia e dal 1991 appartiene alla Slovenia. Peccato che i collegamenti, almeno quelli via treno, per raggiungere le grotte dall’Italia siano poco praticabili perché il treno che da Trieste giunge a Postumia fa sosta a Opicina da dove bisogna proseguire per destinazione Postumia su un treno delle ferrovie slovene.

venerdì 21 ottobre 2022

Le bodegas di Jerez

   Jerez ha una profonda e antica tradizione vinicola per questo una sua visita non può non concentrarsi su almeno una delle sue più famose cantine. A fine settembre di quest’anno sono arrivata a Jerez in treno da Cadice attraverso un territorio acquitrinoso di acque basse e lagunari, salmastro e cosparso di bianche saline. Un giorno a Jerez  può essere sufficiente sia per fare un giro veloce della cittadina sia per visitare qualche bodega del pregiato sherry spagnolo.
   Tra le attrazioni principali di Jerez troverete l’Alcazar, simbolo di Jerez ora diventato parco pubblico e l’imponente Cattedrale dedicata a Cristo Salvatore, tra le piazze spiccano piazza del Mamelon considerata una delle piazze più eleganti e spettacolari, centro storico e commerciale di Jerez con una grande vasca centrale colonnata e diverse specie vegetali intorno, e piazza del Arenal con il monumento a cavallo di Miguel Primo de Rivera che si innalza dentro un fontana zampillante.
   Ma se si va a Jerez è perché interessano le sue bodegas come quelle di Tio Pepe, il fondatore dell’industria dello sherry spagnolo o quelle di Lustau, Perez, Ganzales, Byass, Sandeman (solo alcune). Il solo motivo per il quale durante la mia visita a Cadice avevo deciso di trascorrere un giornata a Jerez era quello di visitare la “bodega Fundador”.
  Le bodegas di Jerez rappresentano uno dei grandi patrimoni e attrazioni non solo della cittadina che è cresciuta ed è diventata nota in tutto il mondo proprio per il suo vino ma dell’Andalusia e dell’intera Spagna.
Visitare almeno una delle bodegas di Jerez e degustare lo sherry sul luogo di produzione è un’esperienza da non perdere per chi ama wine tour esclusivi.


venerdì 22 luglio 2022

La Villa dei Misteri: gli affreschi

   La Villa dei Misteri è una splendida villa romana che si trova a Pompei, fuori dalle mura dell’antica città. La villa è conosciuta in tutto il mondo per i suoi affreschi ed è sicuramente l’edificio più ammirato a Pompei perché è un esempio di villa romana ancora conservata in loco, ma soprattutto perché custodisce una delle più grandi pitture antiche al posto originario.

    La villa deve il suo nome al famoso fregio dipinto della sala del triclinio che le ha dato il nome. Si tratta di dieci scene figurate (dipinte a grandezza naturale) di una cerimonia dionisiaca descritta particolarmente nei suoi vari momenti, e che sono state paragonate quasi a delle sequenze cinematografiche.  L’interpretazione di queste scene non è ancora chiara ma secondo l’ipotesi più probabile pare che le scene si riferiscano ai ‘misteri del dio Dioniso’. Davanti a questa pittura si rimane stupiti e attoniti, il suo fascino, infatti, ha attirato e continua ad attirare turisti di tutto il mondo.
   La pittura romana in questa villa ha raggiunto il suo livello più alto in ragione della bellezza e ricchezza di questi meravigliosi affreschi, in particolare la sala del grande affresco riesce ad avvicinarci agli ideali di magnificenza classica riportati nei libri di storia dell’arte. Le figure umane dipinte negli affreschi, seppure fondamentali, appaiono quasi di secondaria importanza rispetto al protagonista assoluto che è il rosso porpora distribuito lungo le tre pareti della stanza. Sullo sfondo delle scene, infatti, si può ammirare il famoso rosso detto pompeiano rinvenuto nelle patrizie ville romane e in questa dei Misteri e che è stato definito come il colore più elegante dell’antichità classica.

   La mia visita alla Villa dei Misteri e agli scavi di Pompei è avvenuta nella seconda metà di maggio di quest’anno, tra i mille reperti interessanti che ho scoperto per la prima volta, non essendo mai stata al parco archeologico, sono stati gli affreschi di questa villa che hanno suscitato la mia più stupefacente ammirazione.

venerdì 1 luglio 2022

Provenza: due siti speciali

   La Provenza storica, celebre per la fioritura della lavanda, ha sempre offerto al viaggiatore una straordinaria esperienza per i suoi piccoli villaggi, le bellezze naturali uniche e le città piene di vestigia romane. La prima volta che l’ho visitata mi ha lasciato i suoi profumi e i suoi colori che sempre ho presente nonostante siano trascorsi alcuni decenni. Due siti particolarmente mi sono rimasti impressi oltre le città simbolo e i luoghi medievali, Fontaine de Vaucluse, dimora celebre del Petrarca, e Pont du Gard, opera architettonica maestosa.


   Pont du Gard è un ponte romano a tre livelli e fa parte di un acquedotto di 50 km che portava l’acqua dalle sorgenti di Uzes alla città che oggi viene chiamata Nimes. Il ponte è alto 49 m e lungo 275 m (il primo livello è percorso da una strada) ed è stato costruito nel 17 a. C. da Agrippa sotto Augusto. Per comprendere la magnificenza di questo ponte basta osservarlo da vicino, sbalordisce, infatti, la modernità della sua concezione e la solidità della sua struttura che ne fanno un autentico capolavoro e un prodigio dell’ingegneria romana.

   Fontaine de Vaucluse è un villaggio della Provenza che ospita un incredibile sito naturale situato in una profonda valle: la sorgente della Sorgue. A Fontaine de Vaucluse dimorò per lungo tempo il Petrarca che qui scrisse: ‘Chiare, fresche et dolci acque’. Pare, infatti, che il poeta fosse stato ispirato proprio dal torrente Sorgo per i componimenti dedicati a Laura. E se guardiamo le acque limpide e verdi di questa sorgente, da cui ha inizio il torrente, non può che essere stato così. 
La canzone fu scritta tra il 1340 - 1341 ed è in assoluto tra i componimenti più conosciuti del Canzoniere del Petrarca dove il poeta rievoca i luoghi che hanno visto la presenza di Laura, la donna amata; egli sentendo l’approssimarsi della morte, ha il desiderio di essere sepolto proprio in quei luoghi, nella speranza che un giorno Laura, come angelo sulla terra, possa tornarvi e guardare la sua tomba con lo sguardo lieto e colmo di pietà. Sul posto un museo-biblioteca è stato dedicato al poeta e nel 1963 una targa posta dalla Società Dante Alighieri ricorda il Petrarca e Laura.