martedì 17 gennaio 2017

Agrumi in versi

  "Conosci la terra dove fioriscono i limoni, / ove scintillano sopra bruno fogliame arance d’oro?” Sono i primi versi della canzone di Mignon, un breve canto contenuto nel romanzo Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister di Goethe (1749-1832) in cui Mignon, presa dalla nostalgia, ricorda il sud dell’Italia con i suoi agrumi.
   Da tempo pensavo a un post sugli agrumi di cui la Sicilia è la terra più ricca, ma volevo essere originale, così l'idea è stata quella di cercarli nei versi dei poeti. Alcuni di questi li ho trovati in questo sito:
www.colturaecult
  Nella poesia cinese, durante la dinastia Tang (618-906), molti versi parlano di alberi di aranci e di altri tipi di agrumi. Non mi sono sembrati, però, significativi.
   Fu la civiltà araba che nella poesia seppe mostrare il meglio del fascino degli agrumi. Tra i poeti arabi siciliani Alì al-Ballanubi di Villanova (nei pressi di Bivona), vissuto nella prima metà dell’XI secolo e fuggito in Andalusia dopo la conquista normanna dell’Isola, rimpiangendo la terra natia così si esprime nei suoi versi “gioisci delle arance che raccogli,/ dalla loro presenza viene gioia./ Oh, siano benvenute/ queste guance dei rami,/ benvenute le stelle di quest’albero./ Si direbbe che il cielo abbia versato oro,/ e che per noi la terra abbia forgiato pomi”.
Abd ar-Rahman, anche lui poeta siculo-arabo di Trapani, vissuto alla corte normanna di Ruggero II, intorno al 1160 descrivendo un giardino di aranci nella residenza di Favara presso Palermo, così scriveva: “le arance dell’isola sono simili a fiamme/ brillanti tra rami di smeraldo/ e i limoni riflettono il pallore di un amante/ che ha trascorso la notte in lacrime/ per il dolore della lontananza”.
   Il fascino degli agrumi ispira pure due poeti spagnoli del Novecento: Federico Garcia Lorca (1898-1936) che nella poesia La Lola scrive questi versi in cui l’arancio fiorito è simbolo dell’amore: La Lola “sotto l’arancio lava/ le fasce in cotone/ ha verdi gli occhi/ e violetta la voce./ Ahi, amor,/ sotto l’arancio in fior!/…”

e Antonio Machado y Ruiz (1875-1939) che nel suo componimento El limonero languido dice così: “Il languido limone sporge un ramo/ pallido e polveroso/ sopra il limpido incanto della fonte/ e già sul fondo sognano/ i frutti d’oro…” Questi versi sono dedicati all’albero di limone che cresce nel patio dell’antica casa del poeta. L’immagine suscita in lui il ricordo e la nostalgia del tempo andato. Versi semplici ma vibranti di entrambi, spensierati quelli di Lorca, commossi quelli di Machado.